Testata Giornalistica "Salic'è l'Espressino Quotidiano" iscritta al n° 8 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce del 4 luglio 2017.
Ho ritrovato il block-notes su cui qualche anno fa ho appuntato dei pensieri in treno durante un viaggio molto lungo. Mi divertivo a scrivere annotazioni sulla gente che mi sedeva di fronte. Alla seconda o terza fermata è salito un uomo. Quando ho iniziato a osservarlo, lui leggeva il giornale. Un uomo sulla quarantina con le calze nere e le scarpe di pelle lucida, e sono sicura che fossero di pelle perché è un uomo molto curato, scrivo sul block-notes, con la fede al dito, con un'aria impegnata e l'espressione di chi ha sempre qualcosa da ridire su tutto e tutti, probabilmente anche su di me. Embè. Poi ha messo via il giornale e ha preso un libro. Io adoro riuscire a capire i titoli dei libri che leggono gli altri sui mezzi pubblici. È una mia fissazione. Da lì capisco se potremmo o meno andare d'accordo, comunque questo qui era di Claudio Bartocci, "Dimostrare l'impossibile". Un trattato scientifico in cui nascondere il naso e puntare meglio il dito contro noi altri, anche se effettivamente entrambe le mani erano impegnate, quindi il puntare il dito è ovviamente metaforico. Io all'epoca studiavo ancora giurisprudenza, infatti nelle ultime pagine del blocchetto avevo gli appunti di una lezione di diritto urbanistico, dei beni culturali e del paesaggio. Una delle pochissime che mi interessava davvero (e infatti rientrava tra quelle facoltative). L'uomo del treno non me lo ricordo più, a essere sincera, e non parlo del suo volto tra i miei appunti (se non per dire che aveva un occhialetto grigio dalla montatura fine); l'unica cosa che mi rimase davvero impressa, furono le sue scarpe. Belle scarpe davvero, nulla da dire. Un colore poco consono secondo me, ma indice di grande personalità. Il nero sarebbe stato troppo banale, il grigio troppo chiaro, il beige troppo comune, il bianco assolutamente poco adatto a una scarpa del genere. Ma il borgogna, cari miei, quel borgogna era perfetto. All'ottava fermata salì un ragazzino, ma questo non è importante.
Ieri c'era la luna piena, e un gatto nero ha pensato bene di scappare via girovagando chissà dove, senza dare sue notizie, neanche un bigliettino lasciato lì, in mezzo alla lettiera, scrivendo "non preoccuparti se non tornerò per qualche giorno e i croccantini resteranno intoccati. Quando quel miagolio in lontananza finirà di martellarmi la testa tornerò", ovviamente scritto in miagolese, o con i croccantini scomposti a formare delle lettere sul pavimento. Niente di tutto questo. Niente. È partito così, senza dire nulla, come se fosse un umano.
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