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Lo scorso 31 ottobre, la Camera dei Deputati ha approvato la riforma forense, che adesso approda al Senato per l’approvazione definitiva.
Una vera e propria rivoluzione è prevista, anzitutto, per i tirocini: la pratica durerà diciotto mesi, potrà essere svolta presso due avvocati contemporaneamente e con nuove modalità, al di là del lavoro tradizionale in studio. Ai praticanti avvocati spetterà anche un compenso commisurato all’effettivo apporto, oltre il rimborso delle spese (cosa che farà piacere a molti tirocinanti).
Il provvedimento in questione interviene, inoltre, in maniera graffiante nei rapporti tra avvocato e cliente, prevedendo piena libertà nella determinazione del compenso, con l'unica riserva rappresentata dall’onere -in capo all'avvocato - di informare il cliente circa la complessità dell’incarico, garantendogli altresì un preventivo su richiesta. In caso di mancato accordo, è prevista l'applicazione dei parametri del Ministero sulla determinazione del compenso.
Via libera alla costituzione di società di capitali tra avvocati ma senza il socio esterno, per garantire l’autonomia della prestazione professionale. Via libera anche alla pubblicità informativa su Internet, a patto che sia «trasparente, veritiera, non suggestiva né comparativa». Introdotto inoltre l’obbligo d’iscrizione alla Cassa forense, dell’assicurazione per la responsabilità civile e della formazione continua per tutti. L’esercizio della professione dovrà essere effettivo e continuativo come condizione per la permanenza dell’albo: la prova dell’effettività dovrà prescindere dal reddito.
Parole di soddisfazione sono arrivate dal Cnf (Consiglio Nazionale Forense): la riforma , fanno sapere, «rafforza la qualificazione professionale degli avvocati per tutta la durata dell’esercizio professionale e tutela l’interesse pubblico all’effettività della tutela dei diritti dei cittadini e al miglioramento della giurisdizione».
Ora la "palla" passa al Senato: chi vivrà vedrà!